Un’invenzione per salvare i mari

L’inquinamento ambientale è un problema quanto mai attuale e pressante. Oltre che a livello atmosferico, anche dalla terra e i mari ci arrivano cifre e statistiche preoccupanti. Il problema principale delle acque marine sono i rifiuti che vengono gettati irresponsabilmente in fiumi, mari e oceani e che vanno a danneggiare e mettere in pericolo la vita di molte specie animali – oltre che a sporcare acqua e fondali.

Il materiale meno biodegradabile e che quindi resiste più a lungo in acqua è la plastica. E’ stato stimato che negli oceani vi siano 269mila tonnellate di plastica, che ogni anno aumentano di 7 milioni e 250mila chili.

Plastica e microplastiche sono pericolose per pesci, uccelli, tartarughe e tutti gli esseri viventi che vivono e si riproducono negli oceani: il rischio per questi animali marini è di ingerire componenti plastiche o di rimanere incastrati in esse e crescere con pericolose (ed estremamente dolorose) malformazioni.

Il progetto di Boyan Slat

Boyan Slat è uno studente olandese che, a soli diciannove anni, sembra aver trovato una soluzione per risolvere il problema dell’inquinamento marino. Il suo progetto si chiama Ocean Cleanup e consiste in un sistema di barriere ancorate al fondale e composta da due lunghissimi bracci fluttuanti (almeno 2mila metri l’uno) che sfruttano le correnti per convogliare la plastica e i rifiuti in punti di raccolta che contengono dei frantumatori.

Tutti i detriti raccolti vengono successivamente riciclati. Chiaramente, un’invenzione di questo tipo richiede molti test e un budget consistente per poter essere realizzata in pratica. Credeteci o no, questo progetto è interamente finanziato dal basso: il geniale diciannovenne ha iniziato una raccolta fondi nel 2014 che ha ora raggiunto una somma superiore ai 2 milioni di dollari.

I test sono stati condotti nella cosiddetta “Great Pacific Garbage Patch”, una zona estremamente inquinata (apparentemente grande come l’Europa) e ricca di rifiuti plastici situata tra la California e le Hawaii – tra l’altro posizione ideale per i test grazie alla benevolenza delle correnti marine.

Dove verrà utilizzato il sistema Ocean Cleanup

Studi hanno rivelato che le maggiori concentrazioni di plastica si raggruppano in cinque “isole-spazzatura”, una delle quali è appunto la Great Pacific Garbage Patch. Un’altra isola si trova nel Pacifico, due nell’Oceano Atlantico e una nell’Indiano. Oltre ai test effettuati nel Pacifico, il sistema Ocean Cleanup vedrà la sua prima installazione ufficiale proprio nel 2016 vicino alle coste giapponesi, in particolare vicino le rive di Tsushima – isola tra Giappone e Corea del Sud.

Il progetto di Slat è estremamente ambizioso, ma il diciannovenne prevede di creare molte altre barriere nei prossimi cinque anni puntando a raggiungere una lunghezza di 100 chilometri a barriera. L’obiettivo è di ripulire interamente gli oceani entro dieci anni. In bocca al lupo!