Tutto il sapore dei cibi con la friggitrice

Probabilmente nessuno rinuncerebbe mai ad un piatto di patatine fritte croccanti, o ad una frittura mista, o alle alette di pollo fritte. Ogni cibo sembra guadagnare gusto e appeal una volta fritto: verdure, pesce, carne, patate e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente, mangiare cibi fritti con troppa frequenza può essere dannoso per la salute e non è sicuramente propizio alla dieta.

Questo e il tempo necessario per friggere gli alimenti sono i motivi principali per cui il consumo di fritti viene spesso limitato ad occasioni particolari o cene al ristorante. Ma se avessimo una friggitrice? Questi apparecchi sono in grado di friggere i cibi in pochi minuti e di garantire un risultato pari a ristoranti e rosticcerie. Ma occhio alla linea!

Ad ognuno la sua

Quando parliamo di friggitrici domestiche ci riferiamo ad apparecchi di dimensioni piuttosto ridotte e con una forma che ricorda vagamente quella di un casco integrale. Tuttavia, nonostante quasi tutte abbiano un funzionamento piuttosto simile, è bene fare delle distinzioni all’interno della categoria.

Una prima catalogazione dipende dalla misura della friggitrice che dovrebbe avere dimensioni piuttosto ridotte se deve occupare un posto nella cucina di un single o di una giovane coppia, e che dovrebbe, invece, crescere mano a mano che il numero dei componenti della famiglia aumenta. Il consiglio è di mantenersi sempre su un prodotto che abbia una capienza di almeno un litro.

Altre differenze derivano invece dalla tipologia di cottura. Infatti, chi avesse problemi di colesterolo o preferisse mantenersi su fritture con un basso contenuto di olio e grassi può optare per i modelli senza olio (necessitano solamente di un cucchiaino d’olio per friggere patate e verdure) o a cestello rotante. Questi due modelli produrranno dei fritti molto più asciutti e croccanti, che potrebbero, però, non incontrare il favore degli amanti della frittura tradizionale.

Manutenzione e utilizzo

Chiaramente, per funzionare la friggitrice ha bisogno di olio. Il consiglio è di non utilizzare lo stesso olio per più di due cotture e di cambiarlo immediatamente qualora dovesse iniziare a bruciare o fare fumo.

E’ inoltre importante prendersi cura della friggitrice e procedere ad una manutenzione curata e costante. Uno dei compiti principali di una friggitrice è di limitare gli odori emessi durante la cottura: spesso esistono filtri appositi che devono essere lavati con frequenza e attenzione. Anche la vaschetta interna deve essere pulita dopo ogni uso per evitare la formazione di incrostazioni e di odori sgradevoli.

Spesso la vaschetta antiaderente può essere rimossa e lavata in lavastoviglie. Infine, è bene cambiare o far controllare l’apparecchio qualora l’olio tendesse a bruciare con molta frequenza o gli alimenti dovessero risultare poco croccanti ed intrisi d’olio.

Sicurezza al primo posto con i seggiolini per auto

Viaggiare in auto con il proprio bambino può essere estremamente pericoloso. Recenti sondaggi hanno rivelato che gli incidenti in macchina sono la prima causa di morte per bambini dai 5 ai 14 anni in Italia e che solo un bambino su tre viaggia sicuro.

Questi dati sono allarmanti e portano alla luce l’importanza fondamentale di assicurare i bimbi negli appositi seggiolini per auto, in modo da proteggerli dai pericoli della strada. Non importa che riteniate di essere guidatori attenti e prudenti, gli imprevisti sono sempre in agguato.

Le categorie da 0 a 3

I seggiolini per auto sono obbligatori per legge in Italia. Quello che la legge non specifica è la modalità e posizione di installazione; è generalmente riconosciuto che la posizione più sicura è sul sedile posteriore, ma certi genitori preferiscono averlo davanti a se, per poter controllare il bimbo per tutta la durata del tragitto in auto.

Qualsiasi siano le vostre preferenze, l’importante è che un seggiolino sia presente e sia di una qualità sufficientemente buona da poter resistere ad eventuali urti. I seggiolini in commercio si possono dividere indicativamente in tre categorie: gruppo 0/0+, gruppo 1 e gruppo 2/3.

I primi sono studiati per neonati dai 0 ai 9 mesi, sono più grandi e con una struttura fissa in grado di garantire una protezione totale al bambino; i seggiolini appartenenti a questo gruppo devono sempre essere fissati al sedile in direzione opposta al senso di marcia. I secondi (gruppo 1) sono indicati per bambini dai 9-10 mesi ai 4-5 anni e possono essere rivolti verso il normale senso di marcia.

Infine, gli ultimi sono più simili a sedili rialzati che a seggiolini veri e propri. Sono studiati per permettere ai bambini dai 5-6 anni in su di utilizzare le cinture di sicurezza dell’auto.

In breve

In poche parole, il miglior seggiolino auto è obbligatorio, ma non va bene prenderne uno qualsiasi. Ci sono dei parametri per verificare che il seggiolino che acquistiamo sia quello adatto. Abbiamo appena parlato dei diversi gruppi di seggiolini e delle varie caratteristiche che li differenziano, ma è importante tenere a mente che l’elemento fondamentale che deve guidare la nostra scelta è il peso del bambino piuttosto che la sua età.

Un bimbo di 4 anni particolarmente grande per la sua età potrebbe essere stretto o scomodo in un seggiolino di gruppo 1, bisognerà, perciò, optare per un modello diverso o passare direttamente al gruppo 2/3.

E’ importante inoltre che il seggiolino sia adatto alle dimensioni nostra macchina e che sia semplice da installare. Un seggiolino scomodo o complicato da utilizzare verrà probabilmente usato in modo improprio, e rischieremo così di mettere in pericolo la sicurezza dei nostri bambini. Ricordate, infine, di disattivare o rimuovere gli airbag a seconda di dove verrà posizionato il seggiolino.

HIV e AIDS: lo sapevate?

Molto spesso avrete sentito parlare di HIV e AIDS a scuola, al lavoro, dal medico o in ospedale. Negli ultimi anni i progetti di informazione e prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili sono cresciute in numero e qualità.

Qualora aveste prestato poca attenzione o vogliate rinfrescarvi la memoria, in questo breve articolo troverete qualche semplice informazione sulla storia di questa patologia, i metodi di trasmissione, le modalità di prevenzione e i sintomi.

Cos’è e come si contrae?

HIV è la sigla che indica il virus da immunodeficienza umana che causa l’AIDS (Acquired Immune Deficiency Syndrome) o sindrome da immunodeficienza acquisita. La malattia fu scoperta solo nel 1980 da Michael Gottlieb, un ricercatore dell’Università della California, che riscontrò sintomi simili in molti pazienti che facevano parte di una comunità omosessuale di San Francisco.

Questo fatto fece sì che per molti anni l’AIDS fosse considerata una malattia unicamente gay e, per questo motivo, chiunque ne fosse affetto veniva stigmatizzato ed emarginato perché tacciato come omosessuale (etichetta scomoda al tempo). Con il tempo si imparò che l’HIV può essere trasmesso sia tra omosessuali che eterosessuali tramite il contatto diretto con liquidi corporei o sangue di chi è sieropositivo.

Tra giovani ed adulti i modi in cui il virus viene trasmesso più comunemente sono attraverso lo scambio di siringhe infette (i cui aghi siano stati usati per tatuaggi o iniezioni di droga) e rapporti sessuali non protetti. Esiste anche un alto rischio che bambini di donne con AIDS contraggano la malattia: in questo caso, il bimbo può essere contagiato durante la gravidanza, tramite l’allattamento al seno o al momento stesso del parto.

Come si manifesta e come si previene?

Chi avesse contratto l’infezione da HIV potrebbe vivere tranquillamente fino a dieci anni senza che i sintomi si manifestino. In genere, la malattia attraversa quattro stadi: incubazione, infezione acuta, periodo di latenza ed AIDS. La prima fase dura poche settimane, la seconda dura poco meno di un mese e si manifesta sotto forma di sintomi influenzali come febbre, malessere, mal di gola, irritazioni cutanee e dolore muscolare (più raramente mal di testa, sintomi neurologici, nausea e vomito).

La terza fase è priva di sintomi e, come abbiamo detto, può durare fino a dieci anni; ed infine la fase finale dell’AIDS si manifesta con tumori ed infiammazioni di varia natura. Per molti anni l’AIDS ha causato moltissime vittime, ma, ora che la ricerca scientifica è progredita, abbiamo imparato a conoscere il virus più a fondo e siamo a conoscenza di metodi che ci permettono di prevenire il contagio (anche se in Africa è ancora una delle cause primarie di decesso).

I metodi di prevenzione sono molto semplici: evitare le cause. Evitare di scambiare siringhe e riutilizzare aghi e utilizzare il preservativo durante i rapporti sessuali. Per quanto riguarda le madri sieropositive, si è riscontrato un abbassamento del rischio che il bimbo venga contagiato grazie a farmaci antiretrovirali, parto cesareo e latte in polvere.

Vaccino: buono o cattivo?

Negli ultimi anni si sono accesi molti dibattiti riguardo i rischi e i vantaggi dei vaccini. Dalle vaccinazioni obbligatorie a quelle opzionali, oggigiorno ormai esistono un gran numero di iniezioni possibili che continuano ad essere studiate e create con il solo scopo di prevenire l’insorgenza di alcune malattie.

Innanzitutto, è importante capire che cos’è e come funziona il vaccino. Il principio base del vaccino è molto semplice e diretto: quando ci sottoponiamo alla vaccinazione, ci viene iniettato un preparato che, in minima parte, contiene particelle del DNA del microrganismo colpevole di causare la malattia che stiamo cercando di prevenire.

In questo modo, il nostro organismo viene stimolato a produrre anticorpi per debellare la versione indebolita del virus che abbiamo iniettato. In questo modo, qualora in futuro dovessimo rientrare in contatto con lo stesso virus, il nostro organismo sarà già preparato e pronto a combatterlo.

Il fatto di iniettare un virus (seppur indebolito e in minuscole quantità) nel corpo umano (ed in particolare nei bambini) ha scatenato numerosissime polemiche: vediamo insieme i pro e i contro di questa pratica.

Pro vaccino

Il primo elemento da citare in favore della pratica del vaccino è senza dubbio il fatto che le statistiche provano che le vaccinazioni riducano il rischio di contrarre la malattia fino al 99%. I vaccini più comuni sono quelli per morbillo, rosolia e parotite; altri vaccini continuano ad essere somministrati nonostante la malattia sia stata ormai debellata nel paese in questione (come per esempio la poliomielite in Italia).

Anche questo fatto ha fatto sorgere parecchi dubbi e critiche. Perché continuare a sottoporsi ad un’iniezione se il rischio di contrarre la malattia è nullo? Gli esperti suggeriscono che il rischio che le malattie ricompaiano è sempre presente; inoltre, in questo caso il vaccino è una misura preventiva in caso si viaggi in un paese in cui questa particolare malattia non sia ancora stata debellata.

Contro vaccino

Il rischio più concreto che si corre sottoponendosi alle vaccinazioni è il rischio di shock anafilattico causato da una reazione allergica alla soluzione iniettata: tuttavia, le probabilità che quest’eventualità si verifichi sono una su un milione.

In generale, le complicanze sono rare, ma sono recentemente circolate molte voci che suggeriscono che i vaccini contengano mercurio, che provochino autismo e che facciano, in realtà, ammalare invece che prevenire l’insorgenza della malattia. All’inizio delle sperimentazioni, i ricercatori avevano preso in considerazione la possibilità che, a causa di qualche reazione chimica particolare, i microrganismi e i microbi potrebbero ritornare al loro stato iniziale – ovvero allo stato non attenuato.

Tuttavia, anni e anni di test e verifiche hanno portato alla conclusione che i rischi e le complicanze causate dal vaccino siano assolutamente minime ed ignorabili. Per questo motivo, nonostante il gran numero di critiche, il vaccino continua ad essere una pratica estremamente diffusa in moltissimi paesi.